L’elevato costo del mais (oltre a quello dei proteici) che da diverso tempo caratterizza il mercato delle materie prime ci sollecita ovviamente a pensare a quali strategie alimentari possono essere adottate in una tale situazione. Interessante al riguardo è lo studio condotto presso il Miner Institute di Crazy (USA) da Heather Dann e colleghi. Obiettivo di questo studio, realizzato utilizzando bovine nella fase tra il picco e la metà lattazione, era quello di confrontare diete con un livello di amido convenzionale (26%) rispetto a diete a basso contenuto di amido (21%) utilizzando in questo caso due diverse strategie:
1. Aumentare il rapporto foraggio/concentrato includendo fibra da foraggio molto digeribile.
2. Sostituire amido di mais con fibra digeribile da fonti non foraggere.
I trattamenti sono stati:
• dieta controllo: 50% di foraggio, 26% amido
• dieta a elevato contenuto di foraggi: 63% foraggio (silomais BMR), 21% di amido
• dieta con fibra digeribile da fonti non foraggere: 50% foraggio, amido 21%
La fibra da fonti non foraggere è stata quella derivante da polpa di barbabietola, crusca e distiller di cereali. Per la formulazione delle diete e il profilo nutritivo si rimanda alla tabella presentata degli autori dello studio al seguente link, dove è possibile vedere nel dettaglio i risultati complessivi della prova.
In sintesi:
- L'assunzione di sostanza secca è stata leggermente maggiore con la razione di controllo.
- La produzione di latte è stata simile tra controllo e dieta con fibra digeribile da fonti non foraggere (circa 51 kg), più bassa nel caso della razione a elevato contenuto di foraggi (48 kg).
- Il tenore in grasso è però stato diverso e la correzione della produzione per tale componente ha portato i tre trattamenti ad avere una produzione simile.
Quali considerazioni trarre? Questi risultati indicano che le diete con fibre da fonti non foraggere sono in grado di mantenere un livello simile di produzione quando vanno a sostituire l’amido apportato dalla farina di mais; possiamo considerare la possibilità di razioni a basso contenuto di amido nel caso in cui:
- abbiamo molta disponibilità di foraggio di ottima qualità e con elevata digeribilità della fibra.
- il prezzo delle fonti di fibra digeribile (polpe, buccette di soia, distiller, cruscami) è competitivo con quello del mais (tramite utilizzo di programmi di valutazione del prezzo quali Feedval 4 e Sesame).
Di fatto le vacche e la popolazione microbica ruminale non hanno di per sé un fabbisogno di amido, ma piuttosto di carboidrati fermentescibili e quindi in determinate condizioni di prezzi di mercato si può pensare di abbassare il livello di amido (20-23%) senza sacrificare le performance.
In conclusione i punti chiave da considerare sono:
1-uso di foraggio di elevata qualità
2-utilizzo di sottoprodotti che apportano carboidrati digeribili a un prezzo conveniente.
3- valutare bene dal punto di vista analitico gli alimenti che si acquistano e la fermentescibilità dell’amido.
4- monitorare la condizione corporea e le performance delle vacche per verificare l’andamento della strategia adottata e adottare se necessario le eventuali correzioni.
Fonte: Farm Report August 2012- Miner Agricoltural Research Institute
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