di Afro Quarantelli (1), Stefano Gallo (2), Massimiliano Zocca (3), Alessandro Lazzaro (4)
1) Docente di Nutrizione e alimentazione animale all’Università di Parma.
2) Dvm specialist dairy transition in Granda Team.
3) Farm manager Fattoria San Rocco, S.Agata Bolognese (Bo).
4) Responsabile zootecnico Fattoria San Rocco.
La formulazione di una corretta razione per la fase di close up è l’obiettivo prioritario che ogni alimentarista si pone.
All’interno dei vari nutrienti riveste particolare importanza apportare la giusta quantità di minerali, nel rispetto dei fabbisogni proposti ormai da alcuni anni dalla bibliografia mondiale, anche se ciò risulta di difficile attuazione nella pratica quotidiana. Non di rado, infatti, i foraggi usati in fase di close up apportano minerali in quantità quantità eccessiva rispetto ai fabbisogni, soprattutto per quanto riguarda la quota di cationi (K+ e Na+ in primis ) rischiando quindi di formulare una razione ad elevato DCAD ed esponendo la bovina ad alcalosi metabolica e relativa ipocalcemia indotta. Il minerale che spesso e sovente crea notevoli problemi è sicuramente il potassio a causa della notevole variabilità all’interno dei foraggi sia su base stagionale (variabilità annuale) sia per l’impossibilità di affidarsi a dati standard da applicare in fase di razionamento.
E’ altresì assai improbabile apportare un massimo di 150 gr di K ( 1.3 % ss ) in fase di close up così come richiesto dalla bibliografia mondiale anche a fronte di controlli e scelte gestionali precise e meticolose .
Un ulteriore problema è dato dalla difficoltà nella quantificazione del potassio apportato in sede laboratoristica: le attuali metodiche oggi disponibili (Xrf, NIRs, wet chemistry ) spesso inducono a refertazioni errate spesso NON precise e corrette inducendo i nutrizionisti ad errori di razionamento. Inoltre la gestione di lotti di foraggi molto eterogenei complica ulteriormente la gestione del close up, fase molto importante per la vacca da latte nel quale spesso si gioca la maggior parte del profitto futuro dell’azienda.
Rendere non assorbibile quota di potassio
Obiettivo del seguente lavoro è dimostrare la capacità da parte di una specifica molecola di alluminosilicati (CATION REM ) nel rendereuna quota di potassio non assorbibile. Mentre gli alluminosilicati sono già stati usati al fine di chelare una quota di calcio alimentare aprendo la strada ad una specifica strategia per limitare l’ipocalcemia, scarse informazioni sono disponibili in letteratura riguardo l’efficacia deglialluminosilicati nel chelare il potassio alimentare.Al fine di dimostrarne l’efficacia, sotto la supervisione del professor Afro Quarantelli (Università di Parma), è stato condotto uno studio nel quale è stata quantificata l’escrezione urinaria del potassio in correlazione temporale con gli apporti somministrati. Poiché “la quantità introdotta è in rigoroso equilibrio con la quantità escreta con le urine e con le feci” (Fabris et al , 1993), il presente lavoro ha lo scopo di validare il potere adsorbente degli alluminosilicati sul K assorbito.
Risultati e conclusioni
I risultati di questa esperienza sono riassunti nella tabella 1 e nelle figure 2 e 3. (scarica il documento completo in PDF) In conclusione, come già evidenziato precedentemente, mantenere ridotto l’apporto di potassio in fase di close-up l’obiettivo di tutti gli alimentaristi che si approcciano alla gestione nutrizionale di questa fase E’ altresì chiaro che la scelta e la gestione dei foraggi più idonei al raggiungimento di questo obiettivo pone seri problemi per tutticoloro che gestiscono stalle di vacche da latte. Pur riconoscendo l’importanza nel ridurre l’apporto per via nutrizionale (Goff et al. 2004), è tuttavia necessario disporre di una soluzione da adottare ogni qualvolta l’eccesso nell’apporto di K+ non sia gestibile tramite scelte su base foraggera. Al fine di calcolare correttamente il DCAD in una razione è necessario conoscere la quantità totale di K+ ingerito dalle bovine in oggetto, purtroppo però, non è possibile calcolarla direttamente mediante software appositamente formulati, in quanto la variabilità del minerale in oggetto è estremamente ampia anche in foraggi ritenuti poveri in K+ (es. silomais o paglia) che sono spesso introdotti nella razione al fine di ridurre l’apporto globale somministrato. La tecnica impiegata per la determinazione ed il substrato analizzato (unifeed vs foraggi singoli) complicano ulteriormente il panorama così come evidenziato in questo studio: cosa si può fare?
Ecco una risposta:
DATO:
- Non affidarsi a valori di K da fonti bibliografiche
standard.
- Scegliere il substrato più facile da analizzare.
ANALISI:
- Scegliere la metodica più corretta.
- Confermare il dato software con il dato
fornito da analisi urinarie.
SOLUZIONE:
- Scegliere foraggi adeguati.
- Sequestrare eventuale eccesso di K.
Le analisi urinarie effettuate in questo lavoro attestano che il K+ (così come il calcio) è sequestrabile mediante apportodi alluminosilicati somministrati in quantità corretta; così come dimostrato da Katsoulos et al (2006), l’effetto “binder” si ottiene in relazione all’apporto di sequestrante somministrato in rapporto al minerale considerato.E’ pertanto necessario avere a disposizione un substrato biologico indicatore del potassio complessivamente ingerito e conoscere con precisione l’entità del K+ da sequestrare; non risulta utile a questo scopo la determinazione ematica dello stesso, in quanto l’escrezione urinaria consente l’eliminazione di ingenti quantità di minerale al fine di mantenere una omeostasi veramente ristretta (3.9 - 5.5 mmol di potassio ematico). Si veda anche la figura 4. (Scarica l’articolo completo in PDF )
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