Con questo post e quelli successivi entriamo nel dettaglio degli aspetti salienti che il dott. Jim Barmore ha illustrato come fondamentali per allevamenti che vogliono ambire ad elevati e costanti livelli produttivi: iniziamo con la gestione dei foraggi.
“Produrre foraggio di qualità è un’opportunità che bisogna saper cogliere!”. Questo il messaggio principale del dott. Barmore riguardo alla qualità del foraggio che si produce in azienda e aggiunge : “Tutto inizia con foraggio di elevata qualità se si vuole avere una mandria produttiva, sana e fertile!”. Ma quando parliamo di qualità cosa intendiamo? Sicuramente esiste una qualità chimica legata alla composizione dei nutrienti, al profilo fermentativo, alla variazione di umidità e alla presenza eventuale di muffe e micotossine; ma anche una qualità fisica determinata dalla lunghezza di trinciatura del foraggio, dalla capacità di miscelarlo in razione in modo ottimale e consistente giorno dopo giorno ed infine dalla fragilità strutturale che può avere.
Quattro sono i punti chiave della determinazione della qualità di un foraggio:
1-stadio di maturità alla raccolta, che determina poi il livello di NDF e di Lignina.
2-profilo fermentativo nel caso degli insilati, in cui gioca un ruolo decisivo l’umidità del foraggio alla raccolta e la capacità di ottenere un ottimale compattamento della massa.
3-lunghezza di trinciatura e rottura adeguata della granella nel caso del silomais.
4-digeribilità della fibra, legata questa sia allo stadio di raccolta che alle condizioni climatiche e di crescita delle colture.
Poiché i foraggi insilati possono rappresentare una grande parte della base foraggera e le trincee possono essere anche di grandi dimensioni esiste poi tutta una serie di altri aspetti di carattere gestionale che possono diventare critici se non considerati in modo adeguato. Tra i più importanti Barmore indica:
1-la variabilità della densità della massa insilata nelle diverse parti di una trincea.
2-la mancanza di uniformità nella composizione dei nutrienti lungo in fronte della trincea.
3-il rischio di insufficiente rimozione giornaliera del fronte specialmente nel periodo caldo con maggior rischio di deterioramento aerobico della massa.
4-la presenza di muffe, generalmente più frequenti nella parte superiore e laterale della trincea.
5-la variabilità dell’umidità e della composizione chimica della massa insilata nel corso del tempo.
Quali accorgimenti possiamo adottare per limitare le problematiche associate ai punti appena elencati? Il dott. Barmore ne indica alcuni tra i più importanti:
a) ridurre la variabilità di composizione che si ha lungo il fronte della trincea desilando il prodotto non direttamente nel carro ma a terra in cumuli da cui poi prendere poi il foraggio da mettere nel carro miscelatore. In questo modo si otterrebbe una maggiore uniformità nel foraggio caricato nel carro.
b) analizzare il foraggio molto frequentemente (almeno una volta al mese) per composizione chimica e profilo fermentativo presso un laboratorio di fiducia.
c) eliminare accuratamente tutte le aree in cui vi è stato deterioramento aerobico e formazione di muffe
d) verificare la sostanza secca degli insilati almeno una volta la settimana per correggere la quantità di foraggio tal quale incluso nella ricetta della razione.
e) durante il periodo estivo cercare di rimuovere almeno 30 cm di fronte ogni giorno riducendo cosi il rischio di riscaldamento della massa, specialmente nel caso di foraggio con bassa densità di compattamento.
Il risultato dell'implementazione di tali suggerimenti renderebbe sicuramente più sana, bilanciata e costante giorno dopo giorno la razione che somministriamo alle nostre bovine:una maggiore produttività e sanità della mandria non sono infatti frutto del caso!!!!!
Nel prossimo post ci soffermeremo sui suggerimenti dati nella gestione della fase di transizione! A presto!
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