Non è raro, specialmente in insilati di loiessa e di cereali vernini, trovarsi di fronte al problema di dover utilizzare un foraggio la cui conservazione è stata affetta da una fermentazione da parte dei clostridi con produzione significativa di acido butirrico. Se l’insilato ha una presenza elevata di acido butirrico occorre sapere che sicuramente avremo problemi di riduzione di ingestione, potenziali problemi sanitari (chetosi) e con il tempo le cose non possono che peggiorare, poiché il livello di butirrico tenderà ad aumentare. Generalmente il fattore che predispone di più a tale situazione di fermentazione indesiderata è un livello di sostanza secca troppo bassa, al di sotto del 30%. Nel caso si verificasse una tale situazione occorre aprire l’insilato dopo la fase di stabilizzazione e cercare di consumarlo velocemente. La somministrazione di insilato con elevato contenuto di acido butirrico ( idealmente non ce ne dovrebbe essere!) deve essere quindi gestita in modo molto attento partendo dal livello di ingestione di acido butirrico potenziale dei vari gruppi di animali. Ad esempio un insilato con l’1.5% di acido butirrico se somministrato a 4 kg di sostanza secca determina un’assunzione di 60 grammi da parte dell’animale.
Quale piano di azione possiamo definire? Sicuramente non somministrare tale insilato agli animali in preparto e nelle vacche fresche. Acquistare del foraggio sostitutivo ci costerà sicuramente meno che problemi sanitari e riproduttivi che potremmo causare agli animali. Poi cercheremo di diluire l’insilato nelle razioni degli altri gruppi in latte in modo da avere un’ingestione inferiore ai 50 grammi di acido butirrico per capo. Si tratta quindi di calcolare la reale ingestione della razione e quindi quella dell’insilato in questione; nel caso dell’insilato preso da esempio in precedenza con un livello di butirrico dell'1.5% dovremmo limitarne l’uso a non più di 3 kg di sostanza secca per capo! Avendo un’elevata stabilità aerobica (non tenderà a scaldare) si potrebbe anche provare a desilarlo e lasciarlo all’aria in modo da far volatilizzare una parte del butirrico presente. Se il livello è veramente elevato (>2%) occorre pensare anche alla possibilità di utilizzarlo come concime nel terreno e comunque utilizzarlo a inclusioni molto basse: ricordiamoci che una fermentazione butirrica determina anche la formazione di composti azotati quali amine e azoto ammoniacale entrambe fattori di riduzione di ingestione con le prime che possono essere anche tossiche. Gli insilati primaverili di graminacee e cereali in particolare sono quelli su cui è più frequente si può determinare un tale tipo di fermentazione anomala e devono quindi essere insilati ponendo particolare attenzione al livello di sostanza secca con cui arrivano in trincea e cercando poi di mettere in atto tutte quelle pratiche che permettano un’ottimale e veloce stabilizzazione della massa.
Fonte : R.E. Muck “Butyric Acid In Silage: Why It Happens ?”. G. Oetzel “Butyric Acid in Silage: How to Deal with It?”
Aggiungi un commento